Europa Verde Padova – Verdi

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Programma elettorale Amministrative 2022 Europa Verde – Verdi di Padova


SOMMARIO

1 – CRISI CLIMATICA E CRISI SOCIALE

2 – PERCHÈ I VERDI CON GIORDANI?

3 – LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

4 – RIDISEGNARE E RIGENERARE PADOVA

5 – SISTEMA DEL VERDE E RETI ECOLOGICHE

6 – MOBILITÀ SOSTENIBILE E LOTTA ALL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO

7 – RIMUNICIPALIZZAZIONE DELLA RACCOLTA RIFIUTI

8 – COMUNITÀ ENERGETICHE E AUTOCONSUMO COLLETTIVO

9 – SOSTEGNO ALLE IMPRESE GREEN E START-UP

10 – TRASPARENZA E PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI

11 – CITTÀ INCLUSIVA

12 – LAVORO E LOTTA ALLA POVERTÀ

13 – LEGALITÀ

14 – CULTURA(VERDE) E FORMAZIONE

15 – SALUTE

16 – SPORT


PREMESSA

Pensare globale, agire locale, per una Padova Verde

Lo sfruttamento illimitato e incondizionato delle risorse del pianeta ha determinato l’attuale crisi climatica, ambientale e sociale che oggi impone scelte politiche in grado di portare l’Italia e l’Europa verso la transizione ecologica. Un ruolo strategico per raggiungere questo obiettivo lo avranno le città: le loro amministrazioni dovranno adottare scelte verso la modernizzazione, l’innovazione, la risoluzione della crisi climatica e sociale, coerentemente con gli obiettivi posti dall’Europa.

Giustizia climatica e giustizia sociale dovranno essere il focus di ogni prossima azione politica: l’emergenza climatica e ambientale va affrontata partendo dall’attenzione agli ultimi, al benessere collettivo e alla valorizzazione dei beni comuni.

Per noi ecologisti è necessario un programma di cambiamento che renda Padova una città sempre più sostenibile, solidale, in sinergia con i quartieri.

Noi vogliamo ripartire ricucendo le maglie della rete, mettendo in relazione i cittadini, facendoli sentire parte di una comunità viva, equilibrata e attiva. Per fare questo abbiamo bisogno, prima di tutto, di spazi adatti: spazi autenticamente pubblici, e non di consumo. Spazi costruiti intorno alla persona, da percorrere a piedi, raggiungibili in pochi passi da casa, dove incontrarsi e socializzare. Spazi dove accedere in modo sicuro ai servizi essenziali da percorrere a piedi e in bicicletta.

Spazi verdi, dove anche la natura diventa infrastruttura per persone e animali, mettendoli in comunicazione. Spazi che uniscano anziché separare. Spazi che regalino tempo, anziché fagocitarlo. Abbiamo bisogno di ridare valore al nostro tempo. Di offrire una rete di servizi di qualità, capillare sul territorio, facilmente raggiungibile con mezzi pubblici efficienti e sicuri, digitalizzata per poter essere gestita da remoto. Abbiamo bisogno di ridurre i tempi del lavoro, ma allargare l’occupazione. Di ridurre i consumi e potenziare l’economia circolare. Di riappropriarci degli stimoli generati da arte e cultura.


1 – CRISI CLIMATICA E CRISI SOCIALE

Due facce della stessa medaglia

La crisi climatica è adesso! Disuguaglianza, conflitti e crisi climatica sono facce della stessa medaglia: un’economia “sporca” basata sull’estrazione insostenibile dei fossili, distruzione della biodiversità e degli ecosistemi in cui viviamo ed enormi fratture e disparità sociali. Abbiamo davanti la responsabilità di ripensare le nostre economie e le nostre società. La transizione ecologica non è quindi politicamente neutra. Non è una questione “solamente tecnica”. Come si effettua, quali sono le priorità, con quali attori, dove si indirizzano gli investimenti, sono scelte politiche, che possono acuire le disuguaglianze o sanarle. Stiamo andando verso una direzione in cui il punto non è più “se”, ma “come”.

Lo sfruttamento illimitato e incondizionato delle risorse del pianeta ha determinato l’attuale crisi climatica, ambientale e sociale che oggi impone scelte politiche in grado di portare l’Italia e l’Europa verso la transizione ecologica. Un ruolo strategico per raggiungere questo obiettivo lo avranno le città: le loro amministrazioni dovranno adottare scelte verso la modernizzazione, l’innovazione, la risoluzione della crisi climatica e sociale, coerentemente con gli obiettivi posti dall’Europa.

Giustizia climatica e giustizia sociale sono il focus del nostro programma, partendo dall’attenzione agli ultimi, al benessere collettivo, alla valorizzazione dei beni comuni mettendo in relazione i cittadini, rendendoli parte di una comunità viva, equilibrata e attiva.

Nel programma che segue troverete questo filo conduttore: la transizione ecologica che proponiamo per Padova non migliorerà solo la qualità ambientale, ma ricucirà le maglie della rete urbana di Padova e del suo tessuto sociale.

Per contenere le emissioni climalteranti è urgente abbattere i consumi energetici, contenere i fabbisogni idrici, intervenire sulla riqualificazione del costruito, ma soprattutto passare alle energie rinnovabili.

È ovvio che questa sfida epocale ha bisogno di decise politiche nazionali e soprattutto sovranazionali. La transizione ecologica può supportare mitigazione e adattamento al cambio del clima se accompagnata anche da misure di ordine economico e di finanza climatica.

Anche le città possono fare la loro parte per diminuire le emissioni che producono l’effetto serra: le priorità è quella di utilizzare sempre più diffusamente le energie rinnovabili. Con il PAESC del 2021 (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima) Padova si impegna a ridurre le emissioni climalteranti del 55,3% entro il 2030 e a lavorare per individuare le proprie azioni di adattamento ai cambiamenti climatici.

I Verdi si impegneranno affinché il PAESC diventi immediatamente e totalmente operativo e si integri con gli altri piani per la sostenibilità. Inoltre opereranno per rendere Padova a “CARBON FREE” in tempi ancora più stretti.


2 – PERCHÈ I VERDI CON GIORDANI

Recuperare gli obiettivi “perduti”

Per noi Verdi Il programma di governo dell’Amministrazione uscente, approvato dal Consiglio Comunale il 13 luglio 2017, conteneva varie e buone novità: delineava una rottura con un’idea di sviluppo di Padova decotta e passatista.

Tuttavia, molti importanti contenuti e obiettivi, proprio quelli più innovativi (attenti all’ambiente e alla qualità della vita di tutti) non sono stati realizzati o solo parzialmente. La pandemia ha di certo frenato molti progetti, ma non va nascosto che in questa città siano forti potentati e lobbies capaci di “condizionare” la politica.

Se deciderete di darci la forza per entrare a far parte della nuova amministrazione il nostro massimo impegno sarà rivolto a raggiungere quegli obiettivi “perduti”. Di seguito trovate le nostre priorità.

In questi 5 anni il mondo è cambiato, non solo per il Covid, ma perché c’è stata una grande presa d’atto collettiva della gravità della crisi climatica. Non a caso il 40% dei finanziamenti europei per il piano di ripresa è per la transizione ecologica.

Di seguito trovate le nostre priorità.


3 – LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Una città più vivibile e desiderabile

Gli oltre 80 miliardi destinati dalla UE all’Italia e quindi in parte anche a Padova per la Transizione Ecologica (T.E.) vanno sfruttati al meglio. È un’occasione storica, mai presentatasi prima e mai più ripetibile.

Una prima tranche è già arrivata ed è stata in parte distribuita a Regioni, Enti vari, Comuni, inclusa Padova. Ma quanto e cosa sappiamo noi cittadini di come saranno usati questi soldi e su quali progetti? Solo quel poco che si legge sulla stampa locale.

Superare gli errori del passato

Una corretta gestione di quei fondi potrebbe contribuire a risolvere gli annosi problemi ambientali della nostra città, che non riesce a superare i suoi limiti storici, retaggio di periodi in cui la qualità ambientale a Padova era ancora considerata marginale.

Da anni è necessaria una svolta profonda nelle politiche relative alla lotta al consumo di suolo, di concerto a un radicale ripensamento del modello di città. Elementi fondamentali di questo cambiamento sono: ampliare parchi e verde e riequilibrare le modalità di spostamento, tuttora troppo centrato sull’automobile individuale, riuscendo finalmente a limitare lo smog. Un esempio è la “città a 15 minuti” (v. prossimo capitolo) che propone una pianificazione sostenibile dello spazio urbano basata sul concetto di prossimità e non più sulla zonizzazione.

Chi decide?

Non può sfuggire che, se a guidare la transizione saranno i vari “potentati” locali, che da sempre hanno deciso le sorti della nostra città, rischiamo di sprecare un’occasione unica. Inoltre, il Comune non ha mai veramente creato reali processi di partecipazione. Anche l’Amministrazione uscente raramente ha dato ampia informazione sui progetti che sta elaborando e poco ha tentato di coinvolgere la società civile

Detto chiaramente: c’è bisogno che i corpi intermedi della società, i cittadini organizzati ecc. conoscano, controllino e contribuiscano a direzionare gli investimenti e i progetti relativi a transizione ecologica.

Le proposte dei Verdi

Un Nuovo Assessorato all’Ambiente

I Verdi, se gli elettori ci daranno la forza, promuoveranno l’istituzione di un nuovo Assessorato all’Ambiente. Oltre alle “classiche” deleghe – politiche ambientali, verde, parchi e agricoltura – verrà aggiunta la Transizione Ecologica (T.E.) per verificare l’effettiva sostenibilità socio-ambientale dei progetti che saranno presentati dai Soggetti Pubblici e Privati, ma anche per coordinarli, dando la priorità a quelli che servono di più alla città e rientrano in un’ottica di economia circolare: p. es. mobilità sostenibile, sistema del verde, riqualificazione urbana. Infine sarà accorpato l’Assessorato alla Partecipazione per coinvolgere i cittadini nell’elaborazione di questi progetti e altri di rilevanza cittadina.

In tal senso questo nuovo Assessorato si farà carico di promuovere un Osservatorio partecipato sulla T.E. a Padova: uno strumento di analisi/controllo/proposta interdisciplinare composto da persone con competenze diverse: economiche, urbanistiche, trasportistiche, ingegneristiche, energetiche sociali ecc. che coinvolga anche associazioni e altri soggetti che operano in città, che devono poter far parte della regia della transizione ecologica.

L’osservatorio verificherà i principali progetti su cui implementare la possibilità di utilizzare i fondi della transizione ecologica, i finanziamenti per la diffusione massiva delle energie rinnovabili (oltre al super bonus), mobilità e agricoltura urbana sostenibile e i relativi bandi Europei. Vedi prossimo box relativo all’Ufficio Europa 4.0.

UFFICIO EUROPA 4.0

L’Ufficio Europa deve essere in stretto contatto con tutti i diversi settori del Comune e periodicamente incontrare i funzionari e raccogliere bisogni, le opportunità progettuali e detenere funzioni di coordinamento, conoscenze e competenze legate alla progettazione europea, diretta ed indiretta.
Noi Verdi chiediamo che le attività strategiche su cui concentrarsi siano:

Supportare alla progettualità INTERNA: l’ufficio deve aiutare i diversi settori del Comune a capire i propri bisogni e le proprie opportunità e a sviluppare idee progettuali e a trasformarle in “proposal”.
Conoscere i programmi di finanziamento e aiutare i funzionari a posizionare le idee, conoscere la teoria della progettazione e contribuire alla stesura metodologica dei progetti. Infine, gestire la rete dei partner internazionali europei del Comune e aiutare a costruire e gestire i partenariati necessari.

Diventare punto di contatto per tutte le opportunità che arrivano dall’ESTERNO: l’ufficio deve conosce-re le potenzialità e le esigenze progettuali dei diversi settori grazie ad una periodica indagine dei bisogni e delle volontà di sviluppo. Con questo punto di partenza, l’ufficio potrà proporre il Comune come potenziale partner di “proposal” con le quali viene in contatto partecipando ad eventi, infoday, seminari e webinar, gruppi di discussione sui social network tematici, bacheche virtuali.

Diventare promotore di progettualità per le organizzazioni del TERRITORIO: l’ufficio si tiene in contatto con i portatori di bisogni e opportunità a livello locale attraverso momenti di incontro periodico (ad e-sempio tavoli di lavoro tematici: sociale, ambiente ed energia, rigenerazione urbana, cultura europea e società civile, etc.) durante i quali offre informazioni relative ai bandi in essere e raccoglie e aiuta a svi-luppare idee che arrivano dal territorio.

Pertanto l’Ufficio Europa 4.0 deve agire come perno facilitatore e, se utile, offrirsi come partner e/o capofila di idee particolarmente rilevanti. Se non è utile una partecipazione diretta, il Comune supporta la progettualità locale attraverso contatti, lettere di supporto, patrocinio e tutto quello che può contribuire a favorire il successo dei progetti proposti dalle organizzazioni del territorio, con un particolare focus per gli Enti del Terzo Settore.

Per fare questo si richiede la necessità di uno staff con precedente esperienza di Europrogettazione per la pubblica amministrazione e per il settore privato, profit e non profit con un’ottima conoscenza della lingua inglese.

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4 – RIDISEGNARE E RIGENERARE PADOVA

Una città più sana, vivibile e fruibile

Piano degli Interventi e riqualificazione urbana

Il Piano degli Interventi (P.I.) è lo strumento di regolazione urbanistica che per legge sostituisce i piani regolatori (PRG). Obiettivo principale della normativa regionale, seppur contraddittoria, è la limitazione del consumo di suolo.

Nei primi mesi del 2021 l’Amministrazione commissionò all’Architetto Boeri la redazione del Piano, che nelle sue linee di fondo fu reso noto alla fine di novembre dello stesso anno.

Stop al consumo di suolo

Il Progetto di Boeri prevede di tagliare 3,5 milioni di metri quadri edificabili rispetto al precedente analogo Piano urbanistico. Una scelta estremamente importante che inverte la tendenza del consumo di suolo, aumentato di 2 milioni di mq negli ultimi dieci anni. Il suolo “artificializzato” a Padova nel 2020 è arrivato al 49,6% dell’intera superficie comunale (dati ISPRA). Siamo la maglia nera per il consumo di suolo in Veneto, che a sua volta è la seconda regione più cementificata d’Italia dopo la Lombardia.

La città dei rioni

Al P.I, inoltre, sono state delegate scelte fondamentali non solo per il nuovo disegno della città, ma anche per l’economia, le relazioni sociali e la qualità dell’abitare.

Il piano di Boeri prevede il recupero e la rigenerazione di parti importanti del contesto urbano. È un nuovo disegno di città. Una Padova policentrica articolata in 33 rioni caratterizzati da un mix di funzioni. Inoltre, stabilisce nuove regole d’intervento che promuovono la qualità architettonica e ambientale insieme al potenziamento degli spazi verdi, anche in centro, come l’area dell’ex caserma Prandina.

La Padova dei “15 minuti”

La Città dei 15 minuti costituisce uno dei temi di più innovativi del Piano: ripensa la città come un organismo policentrico, finalizzato alla riqualificazione e rigenerazione delle periferie. Un disegno di città non più basato sulla rigida separazione e zonizzazione delle funzioni, bensì – per quanto possibile – sull’integrazione delle stesse. Favorisce così la formazione di unità urbane in cui gli abitanti spostandosi a piedi o in bicicletta possano raggiungere in non più di 15 minuti i luoghi dello studio, del lavoro, della cultura, del commercio, dell’assistenza sanitaria, del tempo libero, nonché connettersi alle reti dei servizi territoriali e dei trasporti collettivi.

La Città dei 15 minuti non offre solo una maggiore e più equa dotazione di servizi in tutti i contesti urbani e nelle periferie in particolare, ma – seguendo l’esempio di città quali Parigi, Melbourne e Portland – può essere finalizzata alla formazione di comunità urbane fondate sulla riconversione ecologica, sulla riqualificazione ambientale, sulle relazioni di prossimità e sull’integrazione di tutte le principali funzioni e attività della vita quotidiana, sulla solidarietà e inclusione sociale e sulla partecipazione attiva dei cittadini. Per questo però, come scritto nel capitolo precedente, è necessario finalizzare i fondi della per la transizione ecologica.

Una città più sana, vivibile e fruibile-Padova

ll Piano in pillole

Il Piano di Boeri identifica 33 rioni sui quali basare la strategia di sviluppo per la città, secondo i seguenti criteri. Prossimità dei servizi e degli spazi pubblici; valorizzare l’identità storica e culturale; centralità dei luoghi aggregativi. Obiettivi -63% di suolo edificabile rispetto al Piano vigente; 350 ha di aree in attesa non più edificabili e restituite all’agricoltura; 188 ha di aree verdi private inedificabili; potenziamento degli spazi pubblici con 65 nuove piazze urbane; Incremento dei servizi di prossimità con 20.000 m2 di aree destinate ad attività collettive; 55 nuove isole pedonali 80 nuovi km ciclopedonali e creazione di un sistema ciclabile orbitale di altri 56 km.

La città dei Rioni-Padova-Piano-degli-Interventi-Boeri

Un Piano da difendere e realizzare

I freni al cambiamento

Questo Piano non piace trasversalmente a settori economici cittadini di grande influenza (e che hanno trasversalmente le loro rappresentanze politiche) che faticano a superare (o non vogliono farlo) un datato “modello di sviluppo” che affonda le sue radici nella ricostruzione del dopoguerra. Simbolo e icona di questo modello è il tombinamento delle vie d’acqua interne, quando negli anni ’50 il sindaco Crescente le seppellì nel cemento.

L’esempio più noto è quello di Riviera Ponti Romani e di via Tito Livio. Allora Padova voleva diventare la Milano del Veneto, puntava a una città fatta di grandi strade su cui far correre tante automobili e costruire tanti edifici.

Settant’anni dopo i cambiamenti climatici, lo smog che ci attanaglia, la progressiva distruzione delle aree verdi, la forsennata edificazione e l’inaudito consumo di suolo, hanno reso quel modello assolutamente insostenibile. Eppure molti soggetti economici, i meno capaci di innovazione, vi restano abbarbicati, e con loro i politici a essi coevi.

Poco, male e lentamente

Il risultato è che i cittadini sono stati poco informati, ascoltati e ancor meno hanno potuto partecipare alla formazione del Piano. Certo i lockdown del 2021 hanno sicuramente reso difficile realizzare percorsi partecipati, introdotti dall’Amministrazione, peraltro scarsamente efficaci e poco pubblicizzati.

Per un motivo o per l’altro il Comune riuscirà solo ad adottare il Piano degli Interventi (P.I.) prima delle elezioni, ma non riuscirà ad approvarlo definitivamente.

Non solo: il piano ha una validità quinquennale e la legislazione regionale consente con relativa facilità l’approvazione di varianti in corso d’opera che possono anche snaturare del tutto la sua impostazione.

Inoltre, per consolidare il taglio alla cementificazione è assolutamente necessario che lo stralcio delle aree a consumo di suolo zero venga effettuato anche nel PAT – Piano di Assetto Territoriale – che è gerarchicamente sovraordinato al P.I, ma vistosamente sovradimensionato nelle previsioni demografiche.

Dare forza a chi crede nel cambiamento.

Dare forza ai Verdi è fondamentale per bloccare i possibili colpi di mano.


5- SISTEMA DEL VERDE E RETI ECOLOGICHE

Nel capitolo “La città dell’ambiente” delle “linee strategiche di mandato 2017-2022” dell’Amministrazione Giordani erano previsti diversi interventi per dotare Padova di un’adeguato sistema del verde urbano e periurbano. In particolare, le linee di mandato indicano la necessità di misure di salvaguardia di tutte le residue aree inedificate del territorio comunale, con ritorno, ove possibile, a destinazione agricola o a verde pubblico. Questo anche per dare continuità tra cunei verdi urbani e territorio agricolo periurbano, quale sistema di compensazione CO2, trattenimento delle polveri, raffrescamento dell’isola di calore urbano e riduzione del rischio idraulico. Va inoltre costituita una rete ecologica comunale priva di soluzioni di continuità, connessa al sistema delle acque, ai parchi urbani e al Parco delle Mura cinquecentesche. Infine, viene sottolineato l’importanza del potenziamento dell’agricoltura urbana, delle fattorie didattiche e degli orti comunitari…

Se alcuni importanti risultati sono stati l’ampliamento del Parco Iris, la difesa da nuove edificazioni dell’area del Basso Isonzo (ora però il parco va perimetrato) e il recente Piano del Verde, quest’ultimo va implementato per la realizzazione di un omogeneo e continuativo sistema del verde.

Il Verde per una città più sana e vivibile

La questione ambientale, la costruzione di un organico sistema del verde e la tutela della salute e del benessere degli abitanti, costituiscono oggi a Padova una priorità assoluta, da cui nessun programma di riqualificazione e rigenerazione urbana può prescindere. Com’è noto nella lotta all’inquinamento urbano, ma anche in quella contro i cambiamenti climatici e per le misure di adattamento agli effetti di tali cambiamenti, le aree verdi svolgono una insostituibile funzione ecologica, soprattutto quando siano previste estese aree boscate, forme di agricoltura biologica e un elevato grado di biodiversità. Va infatti ricordato che alberi e siepi, in particolare, contribuiscono in misura determinante alla depurazione chimica dell’atmosfera e alla riduzione dell’effetto serra (assorbimento dell’anidride carbonica e ossigenazione), alla fissazione dei gas tossici e delle micropolveri (PM10. Pm2,5) e oleosi e alla formazione di un microclima temperato. Più in generale le aree verdi assicurano la permeabilità dei suoli e quindi un più corretto funzionamento del ciclo dell’acqua.

Le proposte: Una corona verde articolata in tre anelli

Compito della nuova Amministrazione è tradurre queste funzioni, in accordo col nuovo Piano degli Interventi (nuovo Prg), in specifici e coerenti interventi:

– Anello interno: Parco delle Mura

Un primo anello è potenzialmente costituito dal “Parco delle Mura e delle Acque”, elemento tra i più caratterizzanti l’immagine della città, ma che deve essere pensato come un sistema unitario, nel quale i manufatti edilizi, i corsi d’acqua depurati, gli spazi verdi, i percorsi pedonali e ciclabili si integrino a vicenda e possano divenire (come già avviene in alcuni tratti) meta di specifici itinerari culturali e scenari di eventi e spettacoli. Un sistema ambivalente che consenta di essere percepito, anche da chi vive all’esterno, non come un elemento di separazione e di esclusione, ma come potenziale luogo di incontro e di frequentazione quotidiana, elemento qualificante del centro e delle periferie storiche.

Un semplice sguardo alla mappa del centro storico di Padova evidenzia come attualmente la quasi totalità delle aree verdi di dimensione superiore ai 5.000 mq (complessivamente 137mila mq, pari a indice di 4,9 mq/abitante, gravemente deficitario rispetto agli standard di legge) sia localizzata in prossimità della cinta bastionata cinquecentesca. Per conferire continuità all’anello e per trasformarlo in effettivo elemento strutturante della rete ecologica urbana ne vanno però rese possibili le connessioni fisiche e fruitive tra le diverse aree e con il sistema del verde periurbano, anche attraverso la delocalizzazione di edifici e manufatti incongrui, e ne vanno incrementate le dimensioni con la formazione di nuove aree parco in alcuni luoghi strategici all’interno della città, come nell’area dell’ex Caserma Prandina, di piazzale Boschetti a nord e delle aree che verranno dismesse a est.

Anello Periurbano

Un secondo anello verde è quello relativo al territorio comunale periurbano, caratterizzato per molti aspetti dall’anello dei corsi d’acqua che lo attraversano: Brenta, Brentella, Bacchiglione, San Gregorio, Roncajette e Piovego. La formazione di questo secondo anello richiede la realizzazione di alcuni “polmoni verdi” di significativa estensione territoriale e la valorizzazione della rete di corsi d’acqua interni ed esterni alle aree urbanizzate.

Tra le aree di maggior interesse vanno in particolare ricordate quelle del Basso Isonzo (in futuro integrabili con quelle dell’attuale aeroporto e connesse a un potenziale parco fluviale del Bacchiglione), quelle attraversate dal Roncajette e dell’Isola di Terranegra, le aree tra via Buzzaccarini e Terranegra (ampliamento del parco Iris e collegamento al parco territoriale del Roncajette), quelle attraversate dal fiume Brenta (prosecuzione a nord della città del più esteso parco fluviale previsto da Bassano a Limena), le aree tra le vie Pelosa e Sette Martiri (Parco rurale della Brentella), le residue aree verdi della zona industriale (riprendendo gli studi predisposti in anni passati dallo stesso Consorzio per la zona Industriale)… : Confluenza, Gozzano, Isola di Torre, Brentelle, Basso Isonzo, Roncajette, Iris, Farfalle, Morandi e del parco connesso alla Cittadella dello Sport.

Anello comprensoriale: il Parco Agro-paesaggistico Metropolitano

Il “terzo anello verde” è quello previsto a scala comprensoriale. Rientra infatti negli impegni della Amministrazione uscente la progettazione e la realizzazione di un Parco Agro-paesaggistico Metropolitano, un impegno condiviso anche dalla Conferenza dei sindaci dell’area metropolitana di Padova (CoMePa). Un progetto di parco, sostenuto da diversi anni da decine di associazioni e dalle organizzazioni di categoria degli agricoltori e oggetto di un Piano d’Azione elaborato con un processo partecipativo organizzato da Agenda 21, la cui idea di fondo parte dalla considerazione che un’agricoltura più attenta agli aspetti ecosistemici e paesaggistici.

La sicurezza e la sovranità alimentare sono oggi universalmente riconosciute quali fattori essenziali per lo sviluppo sostenibile dei nostri territori, per ridurre la dipendenza dalle importazioni, per incrementare la resilienza delle città nei confronti delle crisi economiche e dei cambiamenti climatici. Le attività agricole in ambito urbano e perturbano possono in particolare assicurare, attraverso la formazione di filiere corte tra produttori e consumatori e l’autoproduzione, la fornitura di prodotti alimentari di qualità eliminando i sovra-costi dovuti alla grande distribuzione e riducendo lo spreco energetico e ’inquinamento generati dal trasporto delle merci a lunghe distanze. Nella situazione specifica dell’area metropolitana di Padova le valenze ecosistemiche di un’agricoltura rinnovata consentirebbero inoltre di conferire effettiva continuità alla “rete ecologica”.


6 – MOBILITÀ SOSTENIBILE E LOTTA ALL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO

Recuperare le buone proposte non attuate

Nelle “linee strategiche di mandato 2017-2022” dell’Amministrazione Giordani. L’obiettivo relativo alla mobilità era quello di rendere preferibile all’auto altre modalità di trasporto per arrivare a un riequilibrio modale, al fine anche di combattere l’inquinamento atmosferico. Infatti, sempre nelle linee strategiche di mandato si legge: il problema della qualità dell’aria e delle sue conseguenze sanitarie negli ultimi anni non è stato gestito con attenzione e con interventi significativi e si continuano a registrare concentrazioni inquinanti superiori ai limiti di legge. Sono necessari interventi strutturali che si pongano obiettivi temporali precisi che vanno attuati, monitorati e aggiornati. In particolare, l’obiettivo da raggiungere era il dimezzamento dei giorni di superamento della soglia delle polveri sottili entro 3 anni partendo da subito con un piano strategico multisettoriale che preveda anche obiettivi e lungo termine (2030).
Tra i molti impegni spiccava quello di rendere i mezzi pubblici più competitivi abbassando i tempi di percorrenza, rivedendo la politica della sosta sviluppando un sistema di parcheggi di interscambio a “corona” negli accesi della città.

Si prevedeva il potenziamento della rete ciclabile con nuovi percorsi dedicati e nel 2019, assunse anche il progetto della Bicipolitana, elaborato da molte associazioni.

Sempre al fine di rendere meno preponderanti gli spostamenti in auto, le linee strategiche promettevano l’estensione delle aree a 30 km all’ora, delle pedonalizzazioni e Ztl.

Tutto questo doveva essere sistematizzato nel Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile–PUMS che fu però solo adottato (e mai approvato) e con un percorso poco partecipato. Un Piano con obiettivi modestissimi, anzi contraddittori, soprattutto a fronte di una spesa prevista di quasi 700 milioni di euro.
Nonostante alcuni apprezzabili interventi previsti dal Piano su scala urbana, come la realizzazione del Bici Masterplan, delle zone a basse emissioni e una parziale revisione della politica della sosta, gli obiettivi del Pums sono assai modesti.

Se anche grazie ai fondi del PNRR sono state avviate le procedure per le due nuove linee del Tram, molto poco è stato fatto per potenziare le alternative all’auto, se non la riuscita sperimentazione del “Nightbus, e il potenziamento del bike sharing anche elettrico.

Proposte a medio termine

Perciò i Verdi ritengono che il PUMS vada ampiamente discusso e approvato entro il primo anno della prossima consiliatura, integrandolo con il nuovo piano degli interventi (Prg), il Paesc del 2021 (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima) e il piano strategico multisettoriale contro lo smog che in realtà nemmeno elaborato.

Autobus più frequenti

PNRR

È prioritario che la prossima Amministrazione verifichi come usufruire dei finanziamenti della transizione ecologica del PNRR in generale per potenziare la mobilità sostenibile e in particolare per rendere più frequenti le corse degli autobus- È noto infatti che l’appetibilità del servizio dipende dai tempi d’attesa”.

Potenziare gli autobus con il pedaggio urbano

Prospettare concretamente la possibilità di introdurre forme differenziate di pedaggio per l’ingresso in città e nell’area metropolitana (a seconda, p.es., del carico inquinante dei mezzi), non solo per disincentivare l’uso dell’auto, ma anche per reperire finanziamenti adeguati al potenziamento del trasporto pubblico. Una possibilità prevista anche dalle “linee strategiche di mandato”.

Cintura Urbana

Potenziamento del trasporto pubblico allargato alla cintura urbana, in grado di soddisfare i bisogni delle categorie più fragili, e della mobilità condivisa, elettrica ed efficiente, per garantire ai cittadini il diritto di muoversi senza inquinare.

Politica della sosta

Parcheggi scambiatori

Occorre lavorare sulla politica della sosta, privilegiando i parcheggi scambiatori con i bus a confini della città invece che quelli in area centrale giù sovrabbondanti. Al servizio del centro e delle aree c’è una sovrabbondante offerta di stalli, parcheggi e silos: 8.993, contro i soli 3.103 parcheggi scambiatori più esterni (fonte Comune- APS 2019). Lo stesso Pums afferma che è necessario potenziare l’offerta di sosta nella parte più esterna della città, favorendo l’integrazione tra i modi di trasporto pubblico-privato/gomma-ferro.

Rivedere le politiche tariffarie

Riorganizzare la politica della sosta, con un incremento dei costi via via che ci si addentra in città: stop a nuovi parcheggi in centro, che non fanno altro che attrarre traffico, realizzando invece i parcheggi scambiatori mancanti al capo delle radiali come all’Euganeo, via Po, San Marco, Armistizio, Chiesanuova.

No a nuovi parcheggi nelle aree verdi

Appare quindi del tutto contraddittoria l’idea destinare permanentemente l’area dell’ex caserma Prandina ad mega parcheggio.

Mobilità elettrica e veicoli condivisi

Favorire la mobilità elettrica e la circolazione dei veicoli condivisi a partire dall’aumento delle colonnine di ricarica dei veicoli elettrici.

Incentivare l’utilizzo, da parte dei residenti, di mezzi in sharing (auto elettriche, cicli, motocicli, monopattini elettrici, e ampliare i servizi a noleggio.

Trasporto pubblico

Frequenza

È urgente aumentare le frequenze degli autobus negli orari di punta e nei giorni festivi, realizzando corsie preferenziali e potenziando soluzioni innovative come il servizio di Night Bus.

Va poi applicato il sistema di asservimento semaforico per facilitare e velocizzare i percorsi del Traffico Pubblico Locale.

Prevedere ulteriori forme di estensione delle agevolazioni e/o della gratuità dei mezzi pubblici a favore delle categorie più fragili e disagiate.

Ciclabilità

Bicipolitana

È prioritaria la realizzazione della bicipolitana sui principali assi di spostamento, ma servono anche nuove corsie ciclabili nei quartieri, aree a doppio senso per i ciclisti a partire dal centro storico e nelle zone scolastiche. Bisogna garantire la manutenzione delle piste ciclabili, soprattutto d’inverno (ghiaccio, buche, pozze), e della parte destra della carreggiata dove transitano le bici (ora piena di buche e tombini pericolosi.

Velostazioni e prevenzione dei furti di biciclette

Realizzare velostazioni con zone presidiate per biciclette in tutte le grandi aree e nelle aree limitrofe ai parcheggi di interscambio, nei pressi di scuole, università, ospedali, di tutte le strutture di alta fruizione e delle aree commerciali principali, di tutte le strutture pubbliche e di servizi. Aumentare le rastrelliere di tipo “alto” che permettono di legare le bici in modo sicuro. Aumentare la sorveglianza notturna ai negozi. Il problema dei furti è molto sentito dai cittadini.

Cargo bike

Incentivare l’acquisto di cargo bike per cittadini e per commercianti.

Progetto Bicification

Incentivare un una iniziativa che premia chi sceglie di muoversi con la bicicletta in città, ispirandosi a quella già sviluppata a Tallin, Istanbul e Braga, chiamata ‘Bicification’: più si pedala e più si viene premiati con ricompense in denaro, spendibili nelle realtà commerciali locali, in modo che i vantaggi siano sia per i cittadini e le città, sia per i commercianti. Ai cittadini che aderiranno all’iniziativa verrà fornito un Pin Bike, un piccolo dispositivo nato da installare sulla propria bicicletta che certificherà i chilometri effettivamente percorsi in bici, che daranno poi accesso alle agevolazioni economiche.

Ampliare Ztl, aree pedonali, zone 30

Zone a traffico limitato diffuse

Realizzare zone a traffico limitato diffuse sul territorio, oasi urbane, con accesso consentito solo a mezzi pubblici, mezzi di soccorso, delle forze dell’ordine, taxi e disabili.

Pedonalizzare tutte le aree limitrofe a scuole e università e/o zone di rispetto e strade scolastiche, per la sicurezza dei nostri bambini e ragazzi, favorire l’accesso alle scuole in mobilità ciclo-pedonale e la mobilità in autonomia dei ragazzi.

Consegna merci

Nelle ZTL definire finestre temporali di consegna delle merci (in base alle tipologie) privilegiando quando possibile gli orari non di punta del traffico e quelli notturni.

Sicurezza degli utenti deboli della strada

Incrementare i ranghi della polizia urbana e fare in modo che gli agenti pattuglino le strade più soggette a incidenti, e scoraggino e multino i comportamenti indisciplinati dei guidatori (uso del cellulare, eccesso di velocità, mancata precedenza ai pedoni…). Scoraggiare l’uso dell’auto per le distanze brevi e per i tragitti scuola-lavoro, favorendo piedibus, scuolabus, autobus aziendali, app di condivisione passaggi tra colleghi.

Per abbattere l’inquinamento atmosferico inoltre serve

Efficientamento e rigenerazione. Serve intervenire anche sui sistemi di riscaldamento, efficientando gli edifici e rigenerando il patrimonio edilizio. È fondamentale che il Piano degli Interventi fermi le edificazioni nelle aree verdi– che mitigano lo smog.

Più aree verdi. Per la loro capacità di filtrare e abbattere lo smog servono soprattutto nelle zone dove il verde pro-capite è più basso. Il verde pubblico nel Centro di Padova è pesantemente inferiore agli standard minimi: 4,9 mq/ab, contro i 7,5 mq/ab previsti dalle norme regionali.

Tutta-green-la-città-Padova


7 – RIMUNICIPALIZZAZIONE DELLA RACCOLTA RIFIUTI

Riuso, Riciclo e Riduzione sono i binari su cui si muove Europa Verde sul tema della gestione dei rifiuti. Soprattutto riteniamo indispensabile superare l’enorme conflitto di interessi (vedi sezione informativa sotto) di un’azienda privata che da un lato gestisce la raccolta dei rifiuti e dall’altro è parte integrante di un gruppo imprenditoriale che gestisce un inceneritore nel centro Padova!

Come ambientalisti abbiamo sempre combattuto l’impianto di San Lazzaro che è entrato in funzione nei primi anni ’60 per assumere negli anni seguenti dimensioni sempre maggiori: negli anni ’70 la struttura è stata potenziata con una seconda linea, mentre la terza è stata avviata nel 2010.

Ci preoccupa soprattutto l’avvio della quarta linea che aumenterebbe a 215 mila tonnellate i rifiuti da bruciare, contro una combustione che non ha mai superato le 170 mila tonnellate. Una capacità assolutamente superiore al fabbisogno locale, tenendo anche conto che la tendenza alla produzione di rifiuto residuo è andata diminuendo a causa della crescita della raccolta differenziata. Questo insostenibile aumento di capacità trova spiegazione solo nella volontà della Regione Veneto di fare di San Lazzaro un polo per l’incenerimento di rifiuti provenienti da tutto il Veneto e oltre. Un disegno contestato non solo dagli ambientalisti e dai comitati locali ma anche da associazioni come Medici per l’Ambiente che hanno espresso forti preoccupazioni per la salute dei cittadini, considerando che anche gli impianti di ultima generazione non sono in grado di fermare l’emissione di particelle tumorali e pericolose, le PM10 e PM 2,5.

Sono-solo-rifiuti

Attualmente il progetto, approvato dalla Regione Veneto, è oggetto di un ricorso al TAR. Anche l’amministrazione comunale di Padova si è dichiarata contraria, seppur con molto ritardo, in occasione della Conferenza dei Servizi il 6 dicembre 2021.

Europa Verde sostiene le ragioni delle associazioni ambientaliste che sono e stanno ricorrendo al TAR e chiede la sospensione di un progetto devastante sia per l’ambiente che per la salute dei cittadini.

Europa Verde chiede che la gestione e la raccolta dei rifiuti venga affidata ad un gestore unico di proprietà pubblica, in modo da superare i conflitti di interesse e favorire la partecipazione della cittadinanza responsabile nell’ottica di favorire qual cambio di mentalità che vede il “rifiuto” come una risorsa ed è la chiave per la costruzione di un futuro verde e sostenibile.

Sezione Conflitto d’interessi in pillole

Siamo di fronte ad uno strutturale conflitto d’interessi: il Comune di Padova, mantenendo il contratto di servizi con AcegasAmga, l’azienda privata che ha in appalto il servizio di gestione e raccolta rifiuti, sostiene indirettamente lo smaltimento dei rifiuti tramite l’inceneritore.

Infatti il Comune di Padova, oltre ad avere una partecipazione in Hera del 3%, ha stipulato un contratto di servizi con AcegasAmga che appartiene al 100% alla stessa Hera. Quest’ultima conferisce i rifiuti di Padova a Hestambiente, società controllata sempre dal Gruppo Hera, che è anche quella che gestisce inceneritore di Padova.

Strutture-partecipate-Padova-gestione-rifiuti

Per capire meglio questa ingarbugliata situazione, facciamo un esempio numerico: il Comune di Padova spende 50Mil euro per la raccolta differenziata con AcegasAmga S.p.A. (detenuta al 100% dal Gruppo Hera S.p.A.) con i soldi dei cittadini di Padova provenienti dalla tassa comunale TARI.

Ipotizziamo che AcegasAmga gestisca i rifiuti smaltendoli in parte presso Inceneritore di Hestambiente, società di Herambiente S.p.A. (Gruppo Hera) e sempre AcegasAmga esternalizzando, anche solo in parte il servizio, e conferendo i rifiuti ad una società del Gruppo Hera – da questa gestione del servizio – abbia un utile del 40%, che potrebbe corrispondere a quasi 20Mil di euro.

Questi 20Mil provengono dalla TARI. Quindi ogni volta che paghiamo la TARI possiamo ipotizzare che il 40% vada nel margine di guadagno di un’azienda privata, quando potrebbe restare nelle casse del Comune.

Considerando anche il problema che la raccolta differenziata operata da AcegasAmga in alcune zone di Padova è quantomeno scarsa e difficoltosa, relegando Padova al sesto posto tra le sette province venete con un 60% contro un 82% di Treviso, ci chiediamo se questo risultato non sia imputabile al sopracitato conflitto di interesse.

Conflitto-di-interessi-raccolta-rifiuti-incenerimento-Padova

Proporremo:

– La realizzazione di centri di riparazione e rigenerazione dei prodotti.

– La destinazione di spazi pubblici alla realizzazione di centri di Edilizia Circolare in cui far confluire, per il futuro riutilizzo, prodotti derivanti da demolizioni e ristrutturazioni.

Come già avviene per altre e più avanzate città europee, bisogna operare per rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono la trasformazione dei rifiuti in risorse in modo da prevenire gli eco-reati, aumentare le percentuali di recupero e favorire l’economia circolare.

Proporremo quindi:

– L’introduzione di un sistema di tariffazione puntuale che non premi chi spreca (es. sacco con il chip) ma adegui i costi alle reali quantità conferite.

– L’attivazione di un piano di riciclerie di quartiere, che favoriscano circuiti di economia circolare, permettendo il riutilizzo dei prodotti dismessi da parte dei cittadini.

– L’abolizione nelle mense scolastiche e in tutti i luoghi di gestiti dal Comune dei contenitori in plastica monouso.

– La realizzazione di materiali informativi, prodotti in varie lingue, per educare tutta la cittadinanza al riuso, al riciclo e alla riduzione.

Pertanto, chiederemo nel primo Consiglio Comunale:

1 – Di istituire una nuova Commissione Speciale per lo studio e la verifica di modalità, strumenti, tempistiche e vantaggi di scorporare e gestire “in-house” la gestione e la raccolta dei rifiuti;

2 – Tale Commissione dovrà essere dotata di risorse sufficienti al fine di affidare ad adeguati soggetti “terzi” la conduzione di studi dettagliati che abbia l’obiettivo di individuare le migliori strade possibili per ottenere quanto richiesto;

3 – Che la Commissione relazioni in Consiglio Comunale con cadenza semestrale sull’avanzamento dei lavori dovrà essere.

4 – Di discutere in corso d’opera, sulla base del lavoro svolto dalla Commissione, con la cittadinanza e con tutti i soggetti interessati.

5 – Chiederemo altresì che quanto emergerà dai lavori venga adottato dall’Amministrazione e dal Consiglio Comunale per porre in essere le azioni necessarie a ottenere gli obiettivi utili individuati.

PETIZIONE “Riprendiamoci le nostre Scoasse”

Come Europa Verde di Padova, al fine di raggiungere questo obbiettivo promuoviamo e sosteniamo la seguente petizione.

Che cosa proponiamo?

Vogliamo un’azienda speciale comunale che gestisca la raccolta dei rifiuti che svincoli un tassello strategico della transizione ecologica dalla logica delle aziende private che massimizzano i profitti a discapito dei servizi di interesse generale.

Molti esempi di rimunicipalizzazione e di costituzione di nuove aziende pubbliche offrono l’opportunità di rilanciare un’etica dell’impegno e del bene pubblico, creando un contesto che consenta la co-gestione tra più soggetti dei servizi di base.

In tutto il mondo, Comuni, associazioni e singoli cittadini si mobilitano per riconquistare il controllo dei servizi di base, chiedendo che siano tolti dalle mani delle società private e riaffidati al pubblico. Le ragioni per portare avanti queste iniziative di rimunicipalizzazione sono molteplici:

1 – la volontà di porre fine agli abusi e alle violazioni dei diritti sindacali perpetrati nel settore privato,

2 – il desiderio di riprendere il controllo sull’economia e sulle risorse locali

3 – l’auspicio di offrire ai cittadini servizi a prezzi accessibili

4 – la volontà di varare strategie per la tutela dell’ambiente capaci di mettere in atto una vera transizione verso fonti rinnovabili.

Riteniamo che la gestione pubblica sia l’unica strada per avviare una autentica svolta ambientalista incentrata sulla partecipazione e sul controllo democratico.

Perché un’azienda speciale comunale?

In questa prospettiva vogliamo esercitare un’azione di sensibilizzazione civica, normativa e costituzionale, affinché amministrazione e cittadini siano parte funzionale ed esemplare di una effettiva ‘conversione ecologica’ delle loro azioni e decisioni. Crediamo che sia necessaria una comune e concreta attenzione a tutte le implicazioni sociali, economiche, ambientali, costituzionali, esistenziali dei fenomeni dei cambiamenti climatici e del degrado ecologico degli ecosistemi.

Nel panorama di politiche ambientali auspicabilmente sempre più incisive (all’insegna del Green New Deal), i servizi locali sono chiamati a strutturarsi in modo da incrementare la capacità di reazione all’emergenza (come ha dimostrato la crisi sanitaria) conformemente alla valorizzazione dell’ambiente come risorsa.

Nel caso emblematico dei rifiuti, il ruolo del servizio pubblico deve uscire rafforzato dai decreti di recepimento delle direttive europee in materia di economia circolare, sia perché sono più stringenti gli obiettivi di interesse pubblico da raggiungere attraverso una conformazione diretta delle attività coinvolte, sia perché lo stesso sviluppo di sistemi autonomi di organizzazione del servizio (legati alla responsabilità estesa del produttore) richiedono pur sempre un’attività pubblica di soddisfazione dei bisogni in ultima istanza, specie in caso di fallimento degli stessi.

Rimunicipalizzare la gestione e i servizi di raccolta rifiuti per una città come Padova nasce dalla volontà di creare valore per il bene comune:

– attraverso la ricerca dell’efficienza economica e organizzativa, promuovendo il “bene pubblico”

– tutelando il territorio e il benessere delle persone e delle comunità

– gestendo le risorse in maniera sostenibile

– adottando i principi dell’economia circolare: prevenzione della produzione del rifiuto, riutilizzo di beni e materie, riciclo dei materiali e conseguente valorizzazione del rifiuto.

Gli obiettivi principali sono:

– introduzione e gestione uniforme della raccolta differenziata porta a porta nei territori, studiando metodi che si possano adattare alle diverse situazioni abitative senza arrecare disagio ai cittadini

– raggiungimento di una percentuale di raccolta differenziata sempre più elevata

– riduzione della quantità totale di rifiuti prodotti, con particolare riferimento ai rifiuti avviati allo smaltimento

– gestione innovativa dei materiali con start up dell’Università di Padova

– sviluppo di nuove professioni in ambito ambientale

Come?

Una società interamente pubblica che si occupa della gestione dei rifiuti in base a un sistema integrato: il rifiuto viene considerato dalla produzione, alla raccolta, al trattamento e recupero.

La società che vogliamo costituire rientra nella logica del modello in-house providing, così come delineato dalla disciplina comunitaria e nazionale in materia di servizi pubblici locali. La società sarebbe costituita e opererebbe quale modulo organizzativo degli enti locali per lo svolgimento dei servizi pubblici e di interesse generale.

Scopo primario della Società è quello dell’organizzazione e della gestione dei servizi pubblici di raccolta (anche indifferenziata), di trasporto nonché di recupero, valorizzazione, intermediazione e commercio dei rifiuti urbani e assimilabili, nonché, più in generale, la produzione e la fornitura di servizi nel settore ambientale, in via principale, ma non esclusivo, per altri Comuni anche indirettamente ed eventualmente soci.

Firma anche tu la petizione “RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE SCOASSE”: RIMUNICIPALIZZARE LA GESTIONE RIFIUTI DI PADOVA


8 – COMUNITÀ ENERGETICHE E AUTOCONSUMO COLLETTIVO

Dal recepimento della direttiva europea ai decreti attuativi nazionali, fino alla legge regionale ad oggi in fase di discussione in Consiglio Regionale, le comunità energetiche rinnovabili (CER) e l’autoconsumo collettivo sono una realtà alla portata dei cittadini, non solo per ridurre i consumi e i costi delle bollette, ma anche come protagonisti nella transizione ecologica ed energetica e la lotta alla povertà energetica, per una città più autonoma e indipendente dalle fonti fossili.

L’Autoconsumo collettivo è un gruppo di cittadini e soggetti economici che agiscono collettivamente e che si trovano nello stesso edificio o condominio, dotato di impianti che producono energia elettrica rinnovabile, per il proprio consumo, con la possibilità di immagazzinarla o venderne una parte di energia autoprodotta.

La Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è un gruppo di azionisti o membri (cittadini, enti locali, imprese etc.) che assieme costituiscono un soggetto giuridico per gestire impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, che gli appartengono, il cui obiettivo principale è quello fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai soci o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

La pubblica amministrazione, grazie alle nuove legislazioni in vigore, può essere in prima linea nella sfida della transizione energetica e partecipare finalmente anche in forma attiva.

Il nostro comune potrà:

1 – promuovere ed informare i cittadini, le attività economiche locali o gli imprenditori, per l’autoconsuomo collettivo e per la creazione di Comunità energetiche;

2 – partecipare in forma associata con impianti installati sugli edifici pubblici nelle CER che nasceranno nel nostro comune.

Padova e il suo territorio hanno una grande potenzialità per installare e gestire le rinnovabili e come Europa Verde Padova proponiamo:

– promozione delle informazioni sulle comunità energetiche e sull’autoconsumo collettivo, tramite lo sportello energia;

– fornitura di assistenza tecnico-finanziaria e riduzione degli oneri amministrativi;

– realizzazione di uno studio di fattibilità sulla partecipazione comunale alle future comunità energetiche e i luoghi in cui l’amministrazione può installare impianti per la produzione di energia rinnovabile;

– istituzione di un tavolo di confronto tra imprese, operatori di settore, cittadini e stakeholder, per facilitare la costituzione delle CER nel nostro territorio.


9 – SOSTEGNO ALLE IMPRESE GREEN E START-UP

Europa verde ha anche l’obiettivo di aiutare tutte le imprese e gli imprenditori del padovano ad affrontare nel modo migliore la transizione ambientale.

– Per raggiungere questo traguardo si potranno utilizzare alcuni strumenti: organizzare uno sportello di consulenza per le piccole medie imprese che vogliano avere una valutazione sugli interventi per minimizzare o eliminare il loro impatto ambientale. Questo sportello sarà organizzato dall’Amministrazione Comunale e sarà composto da un team di esperti multidisciplinare comprendente tutte quelle competenze, provenienti dal mondo universitario, alle associazioni di categoria, ai sindacati, che saranno necessarie per supportare la transizione ambientale della produzione, da perseguire non perdendo quote di mercato ma addirittura guadagnando competitività e posizionamento.

– Promuovere una partnership con una società di Rating per assegnare alle imprese una certificazione ESG (Environmental Social Governance) sulla produzione e i prodotti; in questo modo gli investimenti in sostenibilità sarebbero valorizzati unendo al marchio made in Padova un bollino Green che farà attribuire, in prospettiva, ai prodotti delle imprese padovane un valore differenziante sia sul mercato italiano sia sui mercati internazionali.

– L’amministrazione comunale di Padova dovrà dotarsi di un fondo, di concerto con la Regione Veneto, atto a finanziare e a supportare la transizione ambientale delle imprese di minori dimensioni e delle start up, da affiancare all’appoggio finanziario ordinario da parte degli istituti di credito.

– Sostenere il processo di “reshoring” delle attività di impresa – con un focus particolare su agricoltura ed artigianato. È ormai evidente che il processo di globalizzazione estrema degli ultimi decenni non è sostenibile per gli altissimi costi sociali, ambientali ma anche per l’impatto sul benessere personale derivante dalle difficoltà prodotte dalla distanza tra luoghi di consumo e luoghi di produzione. In questo senso l’azione virtuosa già messa in atto da parte della Amministrazione negli ultimi anni andrà ulteriormente incrementata anche attraverso la concessione di aree demaniali alle realtà che vorranno collaborare con un’ottica di open innovation promuovendo progetti comuni.

CROWDFUNDING CIVICO: una finanza sociale a supporto degli Enti del Terzo Settore (ETS).

Sulla scorta di Milano e Venezia, è necessario creare una cultura del crowdfunding civico, ovvero l’arte di raccogliere finanziamenti attraverso piattaforme digitali.

Quest’ultimo ha l’obiettivo di stimolare il principio di sussidiarietà fra pubblico e forze civiche. Le risorse per le associazioni non-profit dovranno essere erogate sia secondo un criterio di priorità data dalla natura del bisogno, sia in base alla capacità di suddette associazioni di essere proattive nella raccolta dei fondi. In questo modo si passerà da un sistema “clientelare” ad un sistema misto bisogno/meritocratico in grado di raddoppiare le risorse pubbliche.

Occorrerà quindi formare un volontariato civico distinto dalla debole posizione di “elemosinante”.

Un volontariato come motore di un’economia sociale in grado di gravitare l’attenzione della comunità e delle forze economiche del territorio, stimolando concetti quali l’innovazione sociale, similmente alla charity anglosassone.

Il crowdfunding civico deve diventare non solo uno strumento di finanza sociale ma anche di governance degli obiettivi democratici della città.


10 – TRASPARENZA E PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI

In più parti delle “linee strategiche di mandato 2017-2022” dell’Amministrazione Giordani, si sottolinea come la partecipazione e l’ascolto della città sarebbero state fondanti per le decisioni della Giunta.

Già in Premessa, si dichiara che il dialogo continuo con la città e gli attori locali, la condivisione delle decisioni, avrebbe dovuto essere il cardine dell’azione di governo. Di più: a chiare lettere si scrive che dovevano essere trovate sedi e forme non estemporanee di consultazione (…) con le espressioni della società civile. Si prevedeva l’istituzione di confronti permanenti, come la Consultazione Civica: una forma di ascolto periodico col mondo delle associazioni e di riattivare il Tavolo delle Associazioni. Ma né la consultazione Civica, né il tavolo delle Associazioni sono mai stati attivati.

Per quasi nessuna delle scelte strategiche riguardanti le politiche culturali, urbanistiche, della mobilità, della lotta allo smog questi strumenti sono stati attivati, se non molto raramente.

Le nostre proposte

Il tema della partecipazione va ripreso con forza ma questo significa anche definirne con più precisione finalità, obiettivi, regole e strumenti operativi. A questo fine tra gli obiettivi programmatici per il prossimo quinquennio ci sono:

Approvazione di un organico regolamento (“Carta della Partecipazione”) che precisi quali siano i progetti e i provvedimenti amministrativi che andranno obbligatoriamente sottoposti a un processo partecipativo, specificandone le modalità procedurali, e la nomina di un “Garante della partecipazione” che vigili sul rispetto delle norme così stabilite;

Pratica delle Consultazioni pubbliche per la raccolta dei pareri di cittadini e associazioni sui progetti e sui provvedimenti di maggior interesse per le trasformazioni dell’ambiente urbano e per la vita degli abitanti. Pareri che dovranno essere visibili e consultabili in tempo reale da parte di tutti;

Predisposizione di uno spazio comunale in cui dar vita a un “Urban Center” nel quale sia possibile essere informati sui principali progetti e programmi dell’Amministrazione in corso di elaborazione;

Istituzione del “Bilancio Partecipativo” a cui va attribuito almeno il 5% degli stanziamenti previsti dal Bilancio comunale. A tutti i cittadini, individualmente o collettivamente e indipendentemente dall’età e dalla nazionalità, deve essere offerta la possibilità di proporre idee e progetti riguardanti la città o i singoli quartieri, che se votati, verranno realizzati o finanziati dal Comune. Riprendendo a titolo esemplificativo le regole normalmente adottate dalle città francesi, si può prevedere che la costruzione del bilancio partecipativo si sviluppi nel corso di ogni anno secondo precise modalità: da gennaio a febbraio / informazione e sensibilizzazione dei residenti, attività gestite dalle Consulte di Quartiere, attraverso la diffusione della documentazione di base relativa alle problematiche del quartiere, percorsi esplorativi e laboratori, e istruzione relativa alle modalità d’accesso alla piattaforma informatica predisposta dal Comune per la presentazione dei progetti; da marzo a luglio / Verifica di fattibilità, eventuale raggruppamento di proposte convergenti e definizione degli elenchi dei progetti da sottoporre al voto; da settembre a ottobre / votazione da parte di tutti i cittadini dei progetti relativi a tutta la città e di quelli relativi ai diversi distretti, avendo predeterminato la soglia dei rispettivi stanziamenti di bilancio; a dicembre / inserimento nel Bilancio Comunale dei progetti risultati vincitori, che verranno realizzati nell’anno successivo.

Attivazione della Piattaforma informatica per le Consultazioni pubbliche e per il Bilancio Partecipativo: una piattaforma che risulti di facile e intuitivo utilizzo da parte di tutti i cittadini (un esempio interessante è quello della piattaforma “Decidim.Barcelona”, che utilizza un software liberamente scaricabile da Internet).

Partecipazione e Transizione ecologica. Come già indicato nel capitolo 3 costituzione di un Osservatorio partecipato sulla T.E. a Padova: uno strumento di analisi/controllo/proposta interdisciplinare composto da persone con competenze diverse: economiche, urbanistiche, trasportistiche, ingegneristiche, energetiche sociali ecc. che però coinvolga anche associazioni e altri soggetti che operano in città, che devono poter far parte della regia della transizione ecologica.


11 – CITTÀ INCLUSIVA

Giovani

– Attivazione di progetti e percorsi di sensibilizzazione (da giovani per i giovani) come uno sportello per rispondere alle esigenze di coloro che si stanno affacciando al mondo del lavoro ma anche a chi cerca spazi di confronto riguardo a questioni di genere e LGBTQI+, tematiche ambientali, questioni internazionali.

– Attivare progetti di educazione relazionale sentimentale-sessuale negli istituti.

– Inaugurare uno sportello arcobaleno di ascolto con personale formato per il contrasto dell’omotransfobia e di supporto per il riconoscimento e affermazione della propria identità di genere e orientamento sessuale.

– Favorire la partecipazione delle persone giovani, attraverso la consulta dei ragazzi e prevedere una persona che faccia da portavoce delle persone under 25 per migliorare il dialogo e l’adeguamento della città e dei servizi alle necessità dei più giovani che spesso non vengono sufficientemente tenute in considerazione nella realizzazione delle politiche pubbliche.

– Favorire il cohousing e il coworking, affinché i giovani possano condividere spazi abitativi e lavorativi insieme con costi ridotti.

– Favorire il rinforzo (e il ripristino ove aboliti) dei consultori familiari, come primo presidio per la salute femminile.

Politiche di genere

– Proponiamo che il Comune si faccia promotore di progetti rivolti alle scuole elementari, medie e superiori cittadine, contro la violenza sulle donne, contro le molestie di strada e catcalling, fonte di disagio per donne, persone di genere non conforme (persone transgender, non binarie ecc…) e altre minoranze (persone con disabilità, minori e persone razzializzate).

– Parità di genere in tutti gli organismi di rappresentanza.

– Realizzare una campagna di comunicazione per la conoscenza del numero verde antiviolenza 1522, con la finalità di sensibilizzare la cittadinanza e pubblicizzare al massimo l’esistenza e i servizi dei centri antiviolenza.

– Attivare centri antidiscriminazioni che tutelino non solo le persone vittime di reati razziali ma anche vittime di omolesbobitransfobia-misoginia e abilismo sul territorio metropolitano; tali centri dovrebbero dare sostegno e riparo alle vittime.

– Organizzare attività educative nelle scuole che propongano la promozione della cultura del rispetto, dell’inclusione e delle diversità al fine di contrastare ogni pregiudizio.

– Istituire corsi di formazione per tutti i dipendenti comunali sul contrasto alla violenza di genere.

– Città a misura di donna con orari flessibili negli uffici comunali e nei negozi. Le attività legate alle commissioni quotidiane (posta, uffici comunali, spesa ecc) ricadono più frequentemente sulle spalle delle donne. Per questo è necessario assicurare orari sostenibili per alleggerire il carico materiale e mentale che queste attività comportano.

– Bonus baby-sitting con limiti di reddito (ISEE da definire) per chi fa telelavoro o smart working.

Anziani

Nell’ambito della tutela di tutte le fragilità, poiché esiste un’oggettiva difficoltà per alcune persone di accedere ai luoghi del servizio, diventa di primaria importanza territorializzare sempre di più gli accessi ai servizi.

Per questo è centrale il tema della collocazione delle strutture di servizio, nell’ottica di una città policentrica, democratica e partecipativa, bisogna incontrare i bisogni e trovare le risposte insieme.

Le nostre proposte:

– Cercare immobili pubblici dove aprire sportelli sociali e al contempo un centro di aggregazione dove le persone anziane possano trovarsi per giocare a carte, a scacchi o a bocce, organizzare corsi di qualsiasi tipo o seguire in modo decentrato la Università della terza età. Lo sportello sociale prende in carico la persona che si presenta o il nucleo familiare e lo accompagna per tutta la durata necessaria. È gestito da una persona professionalmente qualificata all’ascolto e a conoscenza di tutte le soluzioni possibili per la casistica presentata; offre ascolto, informazione e orientamento in caso di difficoltà come la cura e la tutela dei figli, l’accudimento di una persona non autosufficiente o con problemi economici e/o di inserimento sociale; è il luogo in cui trovare un aiuto per le criticità della vita quotidiana (p. es. conciliare gli orari di lavoro con gli orari di cura dei figli soprattutto nel caso di famiglie monogenitoriali) ma anche il luogo in cui offrire disponibilità per attività di volontariato.

– Offrire informazioni sui servizi erogati da altre istituzioni.

– Servizio taxi gratuito per gli anziani ultrasessantenni che si devono spostare e non hanno familiari che li possano aiutare.

Bambini e ragazzi

– Aumentare i parchi pubblici attrezzati per bambini.

– Prevedere l’aumento di posti per nidi e materne pubblici, oggi insufficienti. Favorire la nascita degli asili nido aziendali.

– Promuovere la conoscenza degli strumenti di comunicazione a tutela dei bambini possibili vittime di violenza e sopraffazione.

– Garantirne la sicurezza alimentare nelle mense scolastiche: attraverso un albo certificato di fornitori e di prodotti alimentari biologici o convenzionali garantiti con zero residui chimici. O ancora prodotti del nostro territorio purchè rientrino in una delle due succitate categorie.

Migranti

Il fenomeno delle migrazioni viene strumentalizzato e rappresentato come una questione di ordine pubblico, di degrado e criminalità, prestando così il fianco alla diffusione di derive razziste e xenofobe nelle nostre città. Un fenomeno che si sta dimostrando inarrestabile poiché nessun filo spinato è in grado di fermare una fuga dalle miserie e dalle guerre, come quella in Ucraina o semplicemente la ricerca di una vita migliore.

Chiudere le frontiere non significa arginare l’immigrazione, ma creare nuovi clandestini, nuova marginalità economica e sociale. È necessario ricostruire una cultura aperta in grado di valorizzare le differenze e costruire uguaglianza senza ridurre ogni diversità a un’uniformità, sintomo di una società bloccata e incapace di innovarsi, senza storia e senza futuro.

Nei prossimi cinque anni dobbiamo diffondere un’altra cultura solidale e dell’accoglienza in grado di determinare nella nostra città un modello sociale fondato sulla valorizzazione e la contaminazione delle differenze, sulla solidarietà, la sostenibilità e la pace.

Le nostre proposte:

– Promuovere attività interculturali nelle scuole e una consulta dove, oltre agli stranieri che hanno cittadinanza italiana, trovino spazio anche coloro che non l’hanno ancora ottenuta.

– Attivare sportello migranti decentrati, corsi di lingua, mediatori culturali nelle scuole.

– Istituire gruppi di formazione per i “nuovi arrivati” (migranti): potenziamento della formazione linguistica, della cartellonistica e istruzioni plurilingue per gli adempimenti della vita ordinaria, dalla raccolta dei rifiuti all’educazione stradale.

– Tutelare i bambini e le famiglie di migranti, attraverso adeguate azioni di sostegno e di politiche che possano facilitare il ricongiungimento familiare: in seguito all’azione statale e regionale con aiuti “ad hoc” del Comune di Padova, per esempio sussidi per asili nido o materne per lavoratrici.

– Uscire dalle logiche pietistiche del “White Savior Complex” per restituire ai migranti la loro autodeterminazione e la loro dignità, favorendo aiuti come il microcredito e l’inserimento lavorativo rispetto ad aiuti indiscriminati a pioggia, che umiliano e non responsabilizzano chi li riceve.

I nostri amici animali

Un importante obiettivo che l’Amministrazione Comunale di Padova deve perseguire è la tutela degli animali presenti sul territorio comunale e il loro benessere, siano essi animali domestici o selvatici a vita libera. L’obiettivo più generale è quello di favorire una corretta e piacevole convivenza degli animali con l’uomo, nel rispetto delle esigenze e delle diversità di attitudine dei cittadini verso gli animali. Il nuovo e innovativo Regolamento per il Benessere e la Tutela degli animali è stato approvato dal Consiglio Comunale nel febbraio 2020 specificatamente per perseguire questi obiettivi.

Nei prossimi anni è quindi necessario lavorare, di concerto con Istituzioni e Associazioni, per fare sì che il Regolamento divenga parte integrante del comportamento della cittadinanza e delle Istituzioni, ed evitare che rimanga un semplice strumento normativo; tenendo in ogni caso presente che la tutela degli animali (e ambiente, ecosistemi e Biodiversità) è entrata nella Costituzione, art. 9 (19 maggio 2021).

Le nostre proposte:

– Sviluppare un articolato programma di educazione della cittadinanza a un corretto rapporto con gli animali, in particolare anche con i cani, che sono in costante crescita numerica nella città, e con alcune specie selvatiche la cui crescita comporta problemi che per molti cittadini richiedono soluzioni condivise.

– Prevedere programmi di educazione anche utilizzabili dalle scuole.

– Istituire un numero verde (eventualmente in collaborazione con la Regione) per fornire tempestivamente informazioni ai cittadini su come gestire problematiche legate agli animali.

– Organizzare un sistema di assistenza veterinaria per gli animali di proprietà di cittadini indigenti.


12 – LAVORO E LOTTA ALLA POVERTÀ

La crisi economica, sommata alla crisi Covid, ha colpito più che mai.

Va detto chiaramente che i Comuni hanno scarsissime risorse, strumenti legislativi e competenze per intervenire sul tema del lavoro. Ma per quanto poco, qualcosa si può fare, soprattutto per mitigare la povertà.

Le nostre proposte:

La realizzazione della banca della terra, ovvero l’affidamento dei terreni pubblici incolti a chi li vuole coltivare.

La creazione di “Empori della Solidarietà” dove persone a reddito basso possano fare la spesa senza pagare o a costi calmierati, realtà che potrebbero essere create da associazioni selezionate tramite bandi pubblici. Questa è l’assistenza ai poveri efficace, partecipata e sostenibile nel lungo termine che noi abbiamo anticipato col progetto “Spesa sospesa” che da alcuni mesi assicura a persone indigenti verdura bio e fresca.

Il “Banco Alimentare” è un meccanismo virtuoso che coinvolge diverse realtà. Si tratta di misure da promuovere, coordinare e continuare a Est e non solo come strumento di solidarietà che fa fronte alle necessità dei poveri ma anche come modo per evitare sprechi di denaro.

– Per fornire opportunità di lavoro il comune deve prevedere un ufficio dotato di personale opportunamente formato che si dedichi al reperimento di fondi europei destinati a progetti di associazioni e cooperative private così come a enti pubblici.


13 – LEGALITÀ

Il senso di comunità all’interno della nostra città, che costituisce la vera difesa della legalità, è stato a lungo rovinato da una comunicazione parziale fondata sulla paura del diverso. La presenza di ingiustizie, trascurata e ignorata, ha generato un clima di diffidenza e diviso la società. L’unica risposta praticabile per noi ruota attorno alle azioni necessarie per ricucire questa divisione.

I nostri capisaldi sono la rigenerazione del bene comune, l’integrazione e la solidarietà, la promozione di politiche inclusive e di cittadinanza attiva. In parallelo, contrasto senza indugi a ogni forma di criminalità organizzata. Abbiamo quindi idee chiare sulla strada da percorrere. Recuperare gli spazi degradati e abbandonati riqualificandoli attraverso percorsi partecipati e tramite l’utilizzo del verde urbano. Sempre più studi ed esperti confermano che una corretta gestione e manutenzione del verde favoriscano la creazione di un ambiente sano, socialità tra residenti, benessere psicofisico e generale diminuzione della criminalità. La partecipazione delle associazioni che sul territorio si occupano di ambiente, integrazione, lotta alle mafie e cittadinanza attiva, assieme al contributo dei singoli cittadini, garantisce la riuscita di queste azioni di rigenerazione. La cura del bene comune restituisce senso di appartenenza e può originare percorsi di reinserimento per persone svantaggiate o in difficoltà, percorsi di integrazione, condivisione e recupero.

Le nostre proposte:

– La rigenerazione di spazi pubblici marginali, investendo nelle infrastrutture verdi, attraverso percorsi partecipati per restituirli alla cittadinanza e favorire un maggiore senso di appartenenza verso gli stessi;

– Una maggiore collaborazione con i servizi Sert e Drop In e le Unità di Strada per la gestione delle dipendenze, innescando parallelamente percorsi di contrasto al pregiudizio, prevenzione ed educazione alle dipendenze, potenziando le risorse destinate al recupero e ai servizi sociali, consapevoli che riuscendo a offrire una città stimolante e ricca di possibilità si potranno ottenere risultati più incisivi del solo ricorso alla repressione;

– Instaurare un dialogo con tutte le realtà occupate del territorio, in particolar modo con quelle che sanno generare cultura, inclusione, aggregazione e con quelle che offrono servizi abitativi, nel tentativo di trovare forme di coesistenza legale che non vadano a snaturare la natura autogestita delle stesse;

– Una maggiore sorveglianza da parte dell’amministrazione sul rispetto dei diritti e della qualità di vita all’interno delle carceri e del centro di permanenza per il rimpatrio (CPR).


14 – CULTURA(VERDE) E FORMAZIONE

L’ateneo padovano e la città

L’Università di Padova continua a essere polo di eccellenza, con sempre maggiore attrattività sia a livello nazionale che, di recente, anche internazionale. Questa evoluzione comporta per la città vantaggi ma anche situazioni su cui vigilare.

Confermando una radicata simbiosi con la città, l’Università procederà alla riqualificazione di spazi monumentali e demaniali per trasformarli in proprie strutture; il portato positivo è che si sottraggono immobili di pregio all’abbandono e al degrado. Bisogna però garantire che quegli spazi restino fruibili dalla cittadinanza, tramite giardini, biblioteche aperte e altre iniziative che favoriscano l’interazione dell’Università con i padovani.

La recente carenza di alloggi per gli studenti, in assenza di strutture sufficienti dell’ESU, ha portato alla progettazione da parte dei privati di molti studentati, in parte nuovi e in parte di rigenerazione su edifici degradati.

Da tempo Padova ha un problema di carenza di spazi abitativi: molti appartamenti sono affittati agli studenti per rendita speculativa, tant’è che le nuove famiglie si spostano a vivere nella cintura urbana (alimentando così il flusso di auto in ingresso, e l’inquinamento). Ora che si moltiplicherà l’offerta di studentati, quegli spazi si libereranno. Occorre che la nuova giunta introduca agevolazioni perché i proprietari ristrutturino quegli appartamenti vuoti a prezzi di favore e li affittino (eventualmente anche con garanzia comunale, economica o di intermediazione) a nuovi nuclei familiari, per riportare i giovani e le nuove famiglie a Padova.

L’ateneo attira a Padova nuovi abitanti che arrivano per studiare o lavorare e spesso rimangono nella nostra città. Europa Verde promuove il maggiore coinvolgimento di queste persone nella vita sociale, culturale e politica della città, consapevole che possono arricchirla in modo notevole.

Già da due anni, raccogliendo le indicazioni dell’Agenda 2030 dell’ONU, con tempestività l’Ateneo ha approvato la propria Carta degli impegni di sostenibilità che si articola in cinque linee di azione nei diversi ambiti nei quali si sviluppa la sostenibilità ambientale; tra queste l’iniziativa Plastic free UniPd. Nel 2021 è stato poi fondato il Centro Studi Circular Economy – Waste, Materials and Sustainability (CEWMS), un hub multidisciplinare di competenze e professionalità interne all’Università di Padova con l’obiettivo di svolgere attività di ricerca interdisciplinare nel campo dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, favorendo la comunicazione fra diversi settori, ma anche fornire supporto scientifico per Enti Pubblici e aziende nello sviluppo di normative di settore e di soluzioni tecniche, coordinare ed ottimizzare le varie attività già presenti in Ateneo nel settore dell’economia circolare, intercettare fondi per progettualità di settore, fare formazione di alto livello e favorire un network internazionale attorno alle suddette tematiche.

Europa Verde- Verdi di Padova ha intenzione di sollecitare l’amministrazione comunale ad interagire con l’Università, accogliendo i passaggi già sviluppati, nella chiara evidenza dei ritardi e delle incomprensioni politiche.

L’occasione di avere un partner di tale portata va colto con immediatezza, sviluppato e integrato.

La cultura per i cittadini

Incremento delle attività di formazione culturale, professionale, pratica ai cittadini. L’accesso alla cultura, in senso generale, è un diritto acquisito costituzionalmente, legato non solo alla formazione scolastica.

La diffusione delle attività culturali sui territori, anche tenendo conto delle varie competenze amministrative (Comune, Città metropolitana, Regione), è un’attività indispensabile per la crescita di consapevolezza dei cittadini e quindi per la loro partecipazione ai processi democratici.

È necessario costruire strumenti di appoggio e incentivazione alle attività delle associazioni e dei singoli. La diffusione della cultura ecologista e della consapevolezza ambientalista è fondamentali. Per fare questo si possono anche aumentare le sinergie con i dipartimenti dell’Università in cui si studiano materie attinenti.

Insieme a un rafforzamento della comunicazione delle istituzioni nei confronti dei cittadini, serve partecipazione attiva da parte dei soggetti presenti sul territorio e investimenti e servizi. Lo scopo non è solo l’organizzazione del consenso (limite e pericolo sempre presente in chi governa) ma creatività, partecipazione, pluralità.

Prevedere incontri periodici con gli studenti padovani sulle tematiche della scuola e dei bisogni da soddisfare delle giovani generazioni.

Organizzare convegni su tematiche specifiche riguardanti l’ambiente e la trasformazione verde della città.

Rafforzare la formazione per conseguire il traguardo di inclusione e mobilità sociale:

– Incentivare la formazione diretta con la finalità di costituire nuove capacità lavorative e di favorire la consapevolezza nella gestione delle risorse sia personali sia collettive e quindi istituire corsi per:

    1. Agenti ecologici e per la tutela del territorio;

    2. Le conoscenze finanziarie dei cittadini;

    3. La costituzione di Start Up con particolare attenzione alle attività sostenibili.

– Aumentare, moltiplicare il ruolo delle scuole Civiche di Musica, Teatro, Cinematografia anche con altre e innovative esperienze professionali, soprattutto legate alla gestione delle trasformazioni in atto. Da qui l’esigenza di una Scuola Civica dell’Ambiente.

– Favorire la diffusione di informazione e formazione, ecologica e ambientale, utile per una visione olistica dei temi culturali, sociali, economici e ambientali e per coinvolgere i cittadini sulle tematiche dell’ambiente, del territorio, della salute e della partecipazione.

– Promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado incontri e corsi sul tema del ruolo della biodiversità nelle città.

Promuovere la cultura con un’intensa sinergia pubblico-privato:

– Formare i funzionari pubblici per migliorare la comunicazione e l’attivazione dei processi partecipativi, alla conoscenza e manutenzione degli spazi verdi, del sistema ambiente e del territorio, e dotarli di una cultura funzionale alla transizione ecologica.

– Ridurre gli oneri (Pubblicità, Imu, Tari, Tarsu) a tutte le associazioni ed enti culturali che opereranno per rendere sostenibili le loro attività sia attraverso processi di efficientamento energetico sia attraverso azioni ecologiche quali la de-plastificazione delle loro attività o la condivisione di servizi energeticamente impattanti con altre realtà.

– Creare sportelli pubblici aperti a tutti gli operatori di cultura, per facilitare e coordinare l’accesso alle strutture presenti sul territorio, a tutte le forme di finanziamento pubblico e privato, e per semplificare l’approccio alle pratiche burocratiche.

– Favorire l’utilizzo delle strutture esistenti anche attraverso i patti di collaborazione per destinarle alle attività culturali e creative, considerando anche produzione e diffusione artistica e culturale; il recupero di spazi abbandonati contribuisce al miglioramento della qualità del contesto abitativo.

– Normare e favorire anche l’uso temporaneo e a rotazione di spazi e strutture.

– Promuovere e favorire l’accesso ai musei, alle mostre e agli eventi anche alle classi più disagiate e alle persone con disabilità.

– Presentare sul sito web del comune una mappa interattiva di tutte le attività associative e creative presenti sul territorio.

– Creare strumenti di garanzia pubblica nei confronti degli enti finanziatori (p.es. banche) che siano di supporto alle attività dei cittadini, fatta salva la qualità delle stesse.

– Incrementare e valorizzare, in collaborazione anche ad associazioni, cooperative e agenti per la cultura e il tempo libero, percorsi culturali, itinerari naturali, laboratori creativi.

– Recuperare il valore del teatro e della musica nei quartieri come strumenti di crescita culturale e di aggregazione sociale.


15 – SALUTE

Rafforzare la medicina del territorio:

– Realizzare le Case di Comunità come medicina diffusa sul territorio, valorizzando la fondamentale relazione medico-paziente e raccordandosi ai futuri distretti; riportare in primo piano la funzione del Sindaco, in accordo con la Regione, sulla riorganizzazione del sistema sanitario della Regione stessa e in collegamento con Farmacie, Unità di Assistenza Sociale e tutti i presidi rivolti alla salute intesa come “uno stato di benessere fisico e psichico”.

– Ampliare il servizio di assistenza e collegamento con i centri antiviolenza prestato dalle farmacie, nel rispetto delle normative ministeriali, a tutte le categorie di commercianti e uffici aperti al pubblico.

Abbandonare la visione ospedale centrica odierna, ritornando a investire sull’assistenza alla persona nei luoghi di vita. Il Sindaco sarà il “garante della salute” dei propri cittadini, superando il vuoto e anacronistico ruolo di “responsabile della salute” dei cittadini.

– Rendere più efficiente l’attività comunale a favore di anziani e disabili.

Una città come Padova deve guardare con più rispetto all’essere anziani e promuovere una nuova visione che sappia riconoscere il ruolo degli anziani come depositari della memoria storica e che promuova l’idea di un fine vita dignitoso per tutte e per tutti. Il ruolo dell’Amministrazione comunale nel supporto sociale ed economico di anziani e disabili, sia nell’attività domiciliare che in quella residenziale o diurna, è di grande importanza. Tale ruolo ha necessità di risorse umane ed economiche per continuare a sostenere la parte di popolazione meno abbiente in situazioni di grande fragilità.

Occorre quindi:

– Rivedere il sistema del convenzionamento e accreditamento, patto tra il pubblico e il privato, per una omogeneità di servizi in relazione stretta con i servizi sociosanitari della Regione.

– Rendere efficiente la rete di consulenza, informazione e aiuto, tra uffici decentrati / centrali comunali e servizi / strutture di accoglienza.

– Garantire la libertà di scelta del cittadino per permettergli di mantenere le relazioni con i parenti e con le persone conosciute, se esistenti, nel momento dell’affidamento al servizio sociale.

– Investire nella formazione degli addetti comunali e dei volontari delle varie associazioni affinché possano relazionarsi stabilmente e con competenza.

– Promuovere progetti di cohousing (anche mescolando le generazioni come già avviene in molti paesi del Nord Europa) o di residenze protette per anziani ancora parzialmente autonomi, con servizi centralizzati e appartamenti afferenti.

– Facilitare l’assistenza in casa, con la collaborazione non più solo della famiglia ma anche di tutte le strutture e le forze sociali e culturali presenti sul territorio.

Valorizzare il ruolo del volontariato:

– Supportare le associazioni che trattano il tema HIV e si trovano spesso a lottare da sole, con spazi e fondi utili per promuovere servizi di test e prevenzione, fare corretta informazione e combattere lo stigma.

– Rendere permanente e integrata la rete dei volontari impegnati, giovani e non (le cosiddette Brigate, sotto la guida di Emergency, Arci e altre associazioni) nell’aiuto di persone in difficoltà con servizi di vario tipo (farmacia, supermercati, piccoli servizi).


16 – SPORT

La promozione e il sostegno dello sport (amatoriale, dilettantistico, giovanile, professionista) in una città che abbia l’ambizione di essere accogliente, inclusiva, moderna, europea, è di primaria importanza; ancor più dopo lo straordinario successo delle atlete e degli atleti italiani alle olimpiadi di Tokyo, abbiamo avuto la prova che lo sport, non solo quello dei grandi eventi ma quello alla portata di tutti e di tutte, è in grado di produrre benessere, salute, aggregazione, coesione sociale.

In quest’ottica sottoscriviamo i 13 punti del Manifesto dello Sport di Mauro Berruto che rappresenta in modo chiaro e efficace le azioni da intraprendere anche a Padova.

Promuovere e incentivare la riqualificazione di aree dismesse finalizzata alla creazione di luoghi deputati allo sport.

Sostenere progetti finalizzati allo sviluppo di attività sportive e motorie rivolte alle categorie più fragili.
Educare e sensibilizzare la cittadinanza alla stretta relazione che intercorre tra attività sportiva e sostenibilità ambientale e sociale.

In cooperazione con il comitato Yoga Padova, divulgare gli effetti della pratica Yoga sulla salute, organizzando attività di Yoga e meditazione nei parchi cittadini durante la bella stagione e in uno spazio comunale chiuso in inverno.

Aiutare le persone a combattere lo stress della vita moderna e cambiare positivamente lo stile di vita delle persone aumentando i livelli di benessere.

L’assessorato allo sport deve coinvolgere le società sportive in una consulta sportiva cittadina e agevolare le Società più piccole e inclusive nella gestione degli impianti.

In particolare, fino a quando “l’emergenza” Covid persiste sarà necessario affiancare e aiutare le Società e i cittadini a poter svolgere le attività sportive, con la massima inclusione e disponibilità di mezzi di trasporto, impianti e strutture.

Le nostre proposte

– È necessario provvedere a un fondo che consenta alle famiglie più bisognose di far praticare le discipline sportive desiderate ai figli e a tutti i componenti la famiglia. Proponiamo un buono in denaro ma anche un riconoscimento contributivo maggiorato alle Società che dimostrino di aver agevolato le famiglie più “bisognose”. Vanno inoltre aumentati i corsi di attività sportive comunali gratuiti per le famiglie meno abbienti, soprattutto in quartieri dove manca il trasporto pubblico per spostarsi.

– Promuovere la collaborazione tra discipline sportive con lo scopo di far crescere la condivisione delle strutture e il senso di appartenenza, permettendo alle ragazze e ai ragazzi di scoprire altre discipline.

– Promuovere la collaborazione con gli Assessorati e le realtà sportive delle città limitrofe, garantendo e disciplinando, con adeguati accordi politico-amministrativi, la possibilità di mantenere identità, dignità e senso di appartenenza.

– Valorizzare le esperienze sportive più significative dei cittadini, a tutti i livelli, (arbitri, dirigenti, allenatori, atleti) gratificando le Società di provenienza, e sensibilizzando i più giovani sui temi più significativi.

Pubblicato il 20/04/2022

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